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Associazione Pietro Porcinai 

Sede legale

Via Bandini 15 - Largo Pietro Porcinai

​Fiesole (FI)

 

​info@asspietroporcinai.org

PIETRO

PORCINAI

Pietro Porcinai nacque nel 1910 presso Villa Gamberaia a Settignano, sui colli di Firenze, dove il padre Martino lavorava come capo giardiniere per la proprietaria del complesso, la principessa romena Catherine Jeanne Ghyka, nata Keshko, la quale volle rinnovarne il giardino, introducendovi il celebre parterre d’eau, che lo caratterizza. Si trovò dunque ad essere testimone di quel peculiare contesto culturale, sofisticato e internazionale, in cui nacque l’idea del rinnovamento del giardino all’italiana nelle sue forme storicistiche moderne. La fortunata consuetudine con le esclusive frequentazioni della villa, si coniugò all’unicità paesaggistica della collina fiesolana, plasmando la sensibilità del giovane Porcinai, il quale, sulle orme del padre, si diplomò presso l’Istituto Tecnico Agrario delle Cascine di Firenze. Successivamente, perfezionò le sue conoscenze sulle tecniche vivaistiche e sull’arte dei giardini in Belgio e in Germania, dove ebbe modo di apprezzare la presenza di una figura professionale all’epoca non presente nel panorama italiano, quella del paesaggista. 

Rientrato in patria, sin dagli anni Trenta strinse un fecondo sodalizio con Martino Bianchi, titolare dell’omonimo vivaio di Pistoia, che lo porterà a misurarsi, già prima della guerra, con le prime commissioni in Toscana e in altre regioni d’Italia. Si dedicò anche all’attività di pubblicista, collaborando costantemente con l’architetto Gio’ Ponti, direttore di «Domus»; sulle pagine di quella rivista affronterà tematiche diverse relative al paesaggio e al giardino, sostenendo la necessità di un rinnovamento della tradizione italiana e del riconoscimento della figura professionale del paesaggista, o come la Porcinai la definiva, dell’“Architetto giardiniere”. Quella presenza pubblica sulle riviste, gli valse la collaborazione con enti prestigiosi, come la Triennale di Milano, e fu insieme il viatico per farsi conoscere nel mondo degli architetti o fra imprenditori illuminati. 

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A dimostrarlo è il suo impegno professionale in sodalizio con altri professionisti: dapprima Nello Baroni e Maurizio Tempestini, con i quali Porcinai tra la fine degli anni Trenta e la metà degli anni Cinquanta condivise a Firenze lo studio professionale di Lungarno Corsini, poi con importanti figure del panorama dell’architettura moderna del XX secolo come lo studio BBPR, Vittoriano Viganò, Luigi Cosenza, Franco Albini, Marco Zanuso, Oscar Niemeyer. Questi scambi furono decisivi per affinare un metodo di lavoro originale, che Porcinai riuscirà a promuovere anche sul piano internazionale, nell’ambito dell’International Federation of Landscape Architects e attraverso contatti con i maggiori paesaggisti dell’epoca, da Geoffrey A. Jellicoe a Sylvia Crowe a Maria Teresa Parpagliolo, da René Péchère a Carl Theodor Sørensen. Fra gli imprenditori industriali che commissionarono opere o consulenze professionali a Porcinai, vi furono Adriano Olivetti, Antonio Ratti, Ermenegildo Zegna e i suoi figli, Giuseppe Brion. 

A partire dagli anni Cinquanta, il lavoro di Porcinai si svolse anche sotto una declinazione imprenditoriale, con la costituzione di tre società legate alla professione di paesaggista: ‘Il Giardino’ per la realizzazione di parchi e giardini, ‘Arno’ per la produzione di vasi e ceramiche, ‘Fito’ per i fertilizzanti e i terricci, tutte con sede a Firenze. Affiancando ad esse lo studio professionale con Baroni e Tempestini rinnovato sotto la sigla OP (Organizzazione Professionisti), si consolidò una struttura inedita nel panorama italiano, che offriva di coprire l’intera gamma di prestazioni per realizzare uno spazio verde, dal giardino privato ai parchi urbani. Contemporaneamente Porcinai si dedicò ad un panorama vastissimo e diversificato di tematiche: dalle autostrade ai complessi archeologici, dall’ecologia e recupero ambientale alla qualità di insediamenti residenziali, industriali, sportivi e militari, dalle cappelle e tombe di famiglia ai monumenti commemorativi, dai parchi urbani alle piazze e agli interventi sui giardini storici. 

 

Tratto distintivo di quella appassionata attività e di una straordinariamente lunga carriera, fu il costante interesse per tutti gli aspetti connessi al vivere e all’abitare. Oltre a teorizzare la necessità del verde domestico e progettare giardini relazionandoli a edifici e insediamenti, disegnò e realizzò terrazze, giardini pensili e giardini d’inverno, arredi per giardini e per interni, allestimenti per mostre, apparati per feste. 

La sua opera, estesa nell’arco temporale di quasi sessant’anni di alacre attività, appare connotata da un metodo di lavoro orientato alla comprensione delle peculiarità naturalistico-ambientali e delle stratificazioni storiche dei siti e dall’uso critico delle nozioni derivate da questo tipo di analisi, per la costruzione dei caratteri compositivi dei suoi interventi. Questo metodo di lavoro, capace di condurre a narrazioni ambientali che enfatizzano il carattere e l’atmosfera dei luoghi, ne fanno uno dei paesaggisti più rappresentativi della cultura paesaggistica del XX secolo. 

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Tratto distintivo di quella appassionata attività e di una straordinariamente lunga carriera, fu il costante interesse per tutti gli aspetti connessi al vivere e all’abitare. Oltre a teorizzare la necessità del verde domestico e progettare giardini relazionandoli a edifici e insediamenti, disegnò e realizzò terrazze, giardini pensili e giardini d’inverno, arredi per giardini e per interni, allestimenti per mostre, apparati per feste. 

La sua opera, estesa nell’arco temporale di quasi sessant’anni di alacre attività, appare connotata da un metodo di lavoro orientato alla comprensione delle peculiarità naturalistico-ambientali e delle stratificazioni storiche dei siti e dall’uso critico delle nozioni derivate da questo tipo di analisi, per la costruzione dei caratteri compositivi dei suoi interventi. Questo metodo di lavoro, capace di condurre a narrazioni ambientali che enfatizzano il carattere e l’atmosfera dei luoghi, ne fanno uno dei paesaggisti più rappresentativi della cultura paesaggistica del XX secolo.